Stili e linguaggi comunicativi: contenuti tratti da Dai codici linguistici al Debate di Pietro Boccia (testo integrale QUI)
Codici della comunicazione: 1) verbale (i contenuti: parole, linguaggio, gergo...). 2) non verbale (posizione del corpo, contatto visivo, gestualità, abbigliamento...). 3) paraverbale (tono della voce, altezza della voce, ritmo e velocità, sottolineature, esitazioni, pause, volume del parlato).
CODICE VERBALE
Regola delle 7 C: 1) Chiarezza: messaggi chiari, lineari e diretti. Frasi brevi, essenziali, con termini semplici e aderenti ai loro significati. 2) Completezza: i messaggi devono contenere tutti gli elementi essenziali che si vuole trasmettere. Evitare sottointesi. 3) Concisione: il livello di attenzione degli ascoltatori diminuisce in modo progressivo con il trascorrere del tempo e con l’accumularsi delle informazioni ricevute. Anticipare i concetti fondamentali e arrivare al punto con poche parole. 4) Concretezza: il passaggio di informazioni risulta più efficace se la comunicazione è fondata su fatti ben definiti. Essere aderenti il più possibile alla realtà, evitando discorsi astratti, complessi e troppo generali. Se ciò non è possibile, si possono utilizzare esempi, metafore, aneddoti o similitudini. 5) Correttezza: una comunicazione efficace deve essere fondata sull’onestà e sulla sincerità. 6) Cortesia: un clima positivo dispone l’interlocutore all’attenzione e ad una comunicazione positiva. 7) Considerazione: tenere in considerazione l'opinione dell'interlocutore.
Registri comunicativi: 1) registro informale o familiare, usato nel parlato quotidiano, con interlocutori con cui si è in confidenza e per trattare argomenti quotidiani. 2) registro medio o standard, usato nelle comunicazioni normali, parlate e scritte, della vita quotidiana e con persone con le quali non si hanno rapporti di stretta confidenza. 3) registro formale, usato prevalentemente nelle comunicazioni parlate e scritte di argomento elevato, in situazioni di tipo ufficiale (cerimonie, conferenze e incontri importanti) o più in generale se si ha a che fare con interlocutori con cui non si è in confidenza.
Forme di persuasione: 1) la razionalità. I nostri discorsi, per essere convincenti, devono essere comprensibili, chiari e credibili, lineari e razionali. 2) la forza emotiva. Per essere veramente persuasivi, è necessario che i nostri discorsi siano in grado di catturare l’attenzione delle persone, facendo appello alla loro emotività e alla loro creatività. Per realizzare una comunicazione persuasiva è necessario che i nostri discorsi siano in grado di suscitare emozioni e di stimolare la fantasia dei nostri interlocutori, usando anche metafore, similitudini e aneddoti. 3) la forza morale. Per essere veramente persuasivi, bisognerebbe credere il più possibile in ciò che si dice o quantomeno essere in buona fede.
Elementi che indeboliscono la comunicazione: 1) L’uso ricorrente del pronome io, oppure di frasi affermative che rimarcano la propria persona (io dico che, io ho sempre detto che e così via). 2) L’uso categorico e ricorrente del no. 3) Parole ed espressioni di dubbio e incertezza, come, ad esempio, usare frequentemente verbi quali credere, sperare, cercare o tentare e avverbi quali forse, però o magari. Spesso l’uso di questi verbi e avverbi avviene inconsapevolmente quando chi parla nel suo intimo non è sufficientemente convinto di ciò che sta affermando. 4) L’uso del condizionale, che lascia dubbi e incertezze nell’ascoltatore.
CODICE NON VERBALE
1) posizioni e movimenti del corpo. La postura simmetrica viene percepita come controllo della situazione, la postura asimmetrica come libertà espressiva, mentre la postura inclinata è percepita come posizione di sottomissione nella relazione. 2) gestualità voluta o automatica. Se una persona gesticola troppo può essere giudicata fastidiosa. La gestualità ha un’immediatezza che il linguaggio verbale non conosce. È proprio per tale motivo che il gesto provoca tanto timore e dev’essere costantemente disciplinato. 3) espressioni del volto. La testa e, in particolare, il viso, sono parti del nostro corpo molto adatte alla comunicazione. 4) abbigliamento. 5) utilizzo dello spazio. 6) direzione dello sguardo e movimenti degli occhi. Con gli occhi e con lo sguardo comunichiamo il contatto psicologico. a. guardare in avanti indica partecipazione alla realtà, attenzione, concentrazione, mentre guardare di lato vuol dire rifiuto del presente. b. guardare in orizzontale è indice di realismo, sincerità, senso della realtà , mentre guardare in alto indica proiezione nel futuro, previsioni e voglia di evadere. c. guardare in basso significa ripiegamento su di sé, scarso contatto con la realtà. d. guardare in basso e di lato indica dissimulazione, egoismo e disaccordo.
CODICE PARAVERBALE
1) Una buona impostazione vocale, accompagnata da una buona dizione, può aiutare i rapporti di comunicazione. 2) Il volume della voce può dipendere dalla distanza tra gli interlocutori o dai rumori presenti, ma può anche essere espressione della personalità dell’individuo. Una persona arrabbiata tende ad alzarlo, una persona disperata grida i suoi messaggi, mentre un messaggio intimo viene appena sussurrato. Chi ha una buona competenza comunicativa non usa sempre lo stesso volume, ma sceglie quello adeguato a un determinato momento. 3) Alla propria voce si può dare un tono o una modulazione intenzionale: molto comuni, ad esempio, sono le affermazioni, le interrogazioni e le esclamazioni (Sei pazzo. Sei pazzo? Sei pazzo!). Le variabili nel tono sono innumerevoli: l’intonazione sarcastica o ironica, il modo altezzoso, il tono affabile o dispregiativo, di fastidio, di comando, di remissione... 4) Un mezzo espressivo particolare è anche la velocità nel parlare; parlare velocemente può voler dire tensione o nervosismo oppure mancanza d’interesse nei confronti dell’interlocutore. 5) Il silenzio può significare tante cose: è oppositivo (ad esempio quello mantenuto dall’accusato mentre viene interrogato), oppure comunicativo, che ci permette di provare delle emozioni identiche a quelle della persona che c’è vicina. A rivelare il senso del silenzio è il contesto in cui, di volta in volta, ci troviamo e il suo valore dipende dalle differenti situazioni comunicative. 6) Il riso è una manifestazione spontanea, uno sfogo di tensione o una reazione a uno stimolo comico. Esso può comunicare diverse cose: la stessa frequenza nel ridere comunica un aspetto della nostra personalità. Il trattenersi dal ridere, invece, comunica la nostra intenzione di nascondere un’emozione, mentre ridere con compostezza comunica il nostro autocontrollo. Ci sono, inoltre, molti modi di ridere: una risata sarcastica o ironica, artefatta, liberatoria, repressa e così via.
Per le slide complete si ringrazia e si rimanda a www.capirola.it
Step 5
Le repliche
All’intervento della squadra contro (o squadra dell’opposizione) segue il suo stesso intervento di chiusura, la replica. La replica della squadra di governo chiude invece l’intero dibattito.
I discorsi di replica: 1) non si concentrano sui dettagli del dibattito. 2) devono offrire una panoramica dei principali punti di disaccordo affrontati durante il dibattito, dal punto di vista della squadra che tiene il discorso. 3) non criticano esempi, citazioni o argomenti minori. 4) pongono l’attenzione sulle questioni generali emerse nei vari interventi. 5) si basano primariamente su quanto sarà stato avanzato da entrambe le squadre durante il dibattito e sugli elementi più emozionali.
Ricorda! La replica: 1) analizza e critica, per i punti di maggiore disaccordo, gli argomenti della controparte. 2) sottolinea la forza degli argomenti della propria posizione. 3) è rivolta principalmente ai giudici con l'obiettivo di influenzarli.